sabato 7 giugno 2014

LE FESTE RELIGIOSE




Ricca di un tessuto storico-sociale di notevole valore, Castellaneta affonda le sue radici in tempi lontani, risalenti alla preistoria. Nelle numerose spelonche della gravina e nell’intricato succedersi
di grotte, che si snoda sotto il colle Archinto, l’uomo preistorico ha trovato un naturale asilo. Ma,
oltre che terra d’insediamenti di civiltà indigene, Castellaneta è stato sempre un importante crocevia
attraverso il quale sono passati culture, personaggi, idee e religioni di diverse matrici. Ciascuna presenza ha lasciato una traccia che, poi, è emersa nel vivere quotidiano, nell’espressione artistica, nell’architettura civile e sacra, nell’evoluzione linguistica, nella memoria storica e nella spiritualità
in cui i vari apporti si sono armonizzati, con una prevalente consistenza della componente greco-bizantina e romana, Anche attualmente il nostro continua ad essere un paese di transito, in cui le popolazioni più varie si sono fuse armonicamente, grazie all’innato senso di ospitalità che ci contraddistingue. Non senza motivo si dice che i Castellani hanno due cuori: uno per i propri parenti ed uno per gli  estranei con cui entrano in contatto ed è anche per questo motivo che hanno eletto a loro protettore San Nicola che è “amante dei forestieri”. Questa vena fortemente ricettiva, attraverso la lunga dimestichezza con la cultura greca, ha permesso alla nostra gente di entrare
in contatto con le suggestioni delle componenti etiche e socio-economiche di una  società profondamente rispettosa degli dei e della religione. Queste nobili ascendenze storiche sopravvivono nelle nostre tradizioni religiose, soprattutto nel rituale dei miti che celebrano l’equinozio di primavera , come simbolo della rinascita della Natura. Per il Cristianesimo  si trasfor-
ma in sponsale unione della natura divina con quella umana nella persona di Cristo che si sacrifica per consentire all’uomo di passare dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita, dal dolore alla gioia.
E’questo lo spirito che anima i riti della Settimana Santa. e della Pasqua. Preceduti dalla Quaresi-ma che, da alcuni anni, torna ad essere simboleggiata dalle Quarantane: lugubri fantocci che raffigurano sei donne ed un uomo, quante sono le settimane della Quaresima. Appesi ad una canna, sospesa tra due finestre che si fronteggiano, nel centro storico, il fantoccio riferito ad ogni settimana viene eliminato, appena la settimana è trascorsa. I loro nomi, secondo l’ordine cronologico, sono: Jène, Pajène, Rubètte, Susànne, Làzzere, Pàlme e Sànde ed ognuno di questi fantocci rappresenta un mestiere. Durante  il periodo  quaresimale vengono organizzate le Quarantore, istituite  nel 1932 da mons. Potenza (pratica risalente al XVI sec.)  per ricordare le quaranta ore trascorse da Gesù nel sepolcro. In tutte le chiese  parrocchiali del paese, viene esposto all’adorazione dei fedeli Gesù Sacramentato. Le celebrazioni pasquali cominciano dal Lunedì Santo, ma è molto seguita dal popolo la messa del  Giovedì che rievoca l’Ultima Cena  e la Lavanda dei piedi. Dopo questa cerimonia, nelle chiese  si espone solennemente l’Ostia consacrata su altari intensamente illuminati,
adorni di fiori e di piatti di grano e legumi,fatti germogliare al buio, Essi richiamano un antico rito pagano in onore di Adone, bellissimo dio di origine fenicia,cui i popoli del Medio Oriente offrivano piatti di semi germogliati al buio per propiziarsi un felice ritorno della primavera.  Gli altari, così ornati, erroneamente denominati  Sepolcri, sono meta di pellegrinaggio e di preghiera da parte di comuni cittadini e di fratelli delle varie confraternite. Il Venerdì Santo si celebra la cosiddetta  “Messa sciuscète”, una paraliturgia durante la quale gli altari vengono spogliati degli arredi sacri, si coprono le croci e si legano le campane. Da quel momento il loro suono viene sostituito dalle “tocca tòcche”, battole di legno di forma rettangolare e terminanti a punta, munite di maniglie metalliche su entrambi i lati,che vengono agitate ritmicamente. Ad esse si associano “ i tròzzele” costituite da ruote dentate montate su un perno girevole che producono un rumore fragoroso nell’attrito con una
lamina flessibile di legno. Con questi strumenti, confratelli e ragazzi annunciano l’arrivo della processione dei Misteri ( statue rappresentanti l’itinerario figurativo dei misteri dolorosi) che, dopo la funzione religiosa del Venerdì Santo, esce dalla Cattedrale ed attraversa le vie del paese, tra ali di folla raccolta nel dolore della Passione. Le statue sono portate a spalla da devoti incappucciati che camminano scalzi ed indossano un saio bianco,stretto in vita da un cordone. Dietro le statue si snoda una doppia fila, la cosiddetta “colonna” di uomini vestiti di nero su camicia bianca, con guanti neri e una corona di spine sul capo. Anch’essi si alternano, in gruppi di quatto per volta,
nel trasporto delle statue, lungo i vicoli e i pendii del centro storico. La Statua dell’Addolorata
è seguita da una doppia fila di donne,  con vestito e  velo nero, che si alternano nel portarla a spalla, mentre cantano struggenti canzoni ispirate alla Passione di Gesù, accompagnate dal suono della banda cittadina,che riesce a trasmettere il pathos  di questa avvincente  manifestazione.
Il Sabato Santo, alle prima luci dell’alba, si svolge la processione di Gesù Morto e dell’Addolorata,
preceduta dal crocifero,a piedi scalzi,che trascina stancamente il suo carico appesantito, in passato, da una grossa pietra” a pesère; con lo stesso rituale e la stessa partecipazione commossa delle “colonne”  di uomini e donne ,vestiti di nero, che si alternano nel portare, a spalla, le statue.
Al rientro della processione, in tutte le chiese si celebra la messa del Gloria e si sciolgono le campa-
ne, che annunciano la Resurrezione. A quel suono, ancora oggi,le donne anziane battono con mazze o battipanni in tutti gli angoli della casa e sotto i letti, pronunciando la formula. “Jìsse,trìste,
(diavolo) ca à trasì Crìste!” Le mamme,in passato, liberavano dalle fasce i loro piccoli, li coprivano con un vestitino e li portavano ai piedi dell’altare maggiore,dove erano sepolti gli antenati. Sostenendoli in piedi, pregavano: “Sepuldùra,sepuldùre, fè scapelè stu criatùre.” Altre festività  che segnano il passaggio dall’inverno alla primavera sono quelle di San Giuseppe e dell’Annunziata, durante le quali si celebra il rito del fuoco purificatore, durante il quale si bruciano, nei falò, rami d’ulivo e sarmenti, provenienti dalla potatura. Da quei fuochi propiziatori i contadini traggono ancora indicazioni circa l’andamento dell’annata agraria. Due domeniche dopo Pasqua si svolge la festa patronale in onore di San Francesco da Paola,con processione del Santo,banda, illuminazione, orchestra e fuochi pirotecnici.
In questa rappresentazione pubblica di grande effetto socializzante, è più il popolo che la Chiesa
a gestire la festa, coinvolgendo tutte le componenti della comunità, poiché è sentita come una manifestazione d’identità collettiva. Il 24 giugno, nel tempo sacro del solstizio d’estate che segna il trionfo del sole e delle sua energia benefica, si celebra la festa di S. Giovanni, venerato  in  una chiesetta che s’affaccia sul burrone. Dal simbolismo solstiziale deriva l’usanza,molto diffusa, di trarre  presagi nella notte del 24  giugno ed è legata  la tradizione della gioiosa sagra rionale,organizzata dagli abitanti della contrada Muricello, in cui è ubicata la chiesa. A mezzo agosto  si conclude, con le vacanze estive, un anno lavorativo. Dopo la raccolta delle messi,acquista la funzione di ringraziamento la festa dell’Assunta,istituita dalla Chiesa, in sostituzione della festa pagana delle “Feriae Augusti”. La sera del 14 agosto si svolge un pio pellegrinaggio, con fiaccolata,  verso la chiesa romanica dell’Assunta, sul ciglio del burrone . Dopo la celebrazione della messa, a cui partecipano molti emigranti,la festa si conclude con i fuochi artificiali, in sintonia con il simbolismo della luce. Nel mese di ottobre, al tempo della raccolta degli ultimi frutti, della vendemmia e della preparazione del vino, i  riti precristiani prevedevano una festa quasi  carnascialesca, in onore di Bacco, dio del vino. A partire dal1573, il papa Gregorio XII  istituì la festa della Madonna del Rosario,a ricordo della vittoriosa battaglia di Lepanto sui Turchi ( 7 ottobre1571). Questa celebrazione è organizzata dalla parrocchia di S. Domenico con una processione resa spettacolare dalla partecipazione dei rappresentanti dell’omonima contrada che, con abiti domenicani e preceduti dal loro gonfalone, sfilano a cavallo. Il tutto allietato da banda, illuminazione e fuochi pirotecnici, ingredienti indispensabili di una festa che si rispetti. Subito dopo la commemorazione dei Defunti, caratterizzata da una corale visita al cimitero, trasformato in un giardino fiorito ed illuminato dalle lampade che brillano su quasi tutte le tombe, comincia a diffondersi un’atmosfera d’attesa e di preparazione al Natale. Si pregusta la gioia della ricomposizione dei nuclei familiari, che ricompatta la comunità. E’ stata definita la più pagana delle feste cristiane( Jean Danielou) giacché ricorda le feste pagane del “Solis Invicti” connesse al solstizio d’inverno. Già il 22 novembre le dolci note delle pastorali si diffondono per le strade cittadine e introducono alla magia della grande festa. A partire dal primo dicembre, osservando attentamente il cielo nei primi 12 giorni del mese, i contadini cercavano di pronosticare l’andamento climatico dei mesi dell’anno successivo, saltavano il giorno di Santa Lucia e, a partire dal 14 dicembre, contavano i giorni al contrario  cercando, attraverso l’osservazione del cielo, di ot-
tenere conferma ai pronostici raccolti precedentemente. Durante la festa di San Nicola e dell’Immacolata,con l’assaggio dell’olio nuovo attraverso la frittura delle pettole,  si entra in piena atmosfera natalizia e si dà avvio alla preparazione del presepe,nelle case e nelle chiese, ad esaltazione della sacralità della famiglia. Al fine di recuperare quest’antica tradizione,che andava scomparendo,  soppiantata dall’allestimento dell’albero di Natale, vengono organizzati  concorsi a premi, per cui in diversi locali  del centro storico è possibile ammirare presepi realizzati in diversi stili, ma tutti ispirati alle tipologie iconografiche della nostra tradizione                               
Il ciclo delle feste religiose strettamente connesso,come abbiamo visto, al ciclo produttivo e affidato alla Provvidenza, insieme all’azione del sole, delle fasi lunari, del vento, della pioggia, rappresenta una cerniera tra epoche diverse,in cui affonda la nostra identità.  


Domenica Terrusi

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